venerdì 17 giugno 2016

La notte dei petali bianchi, di Gianfranco Di Fiore - recensione

Se una marina di libri, quest’anno, doveva stupirmi c’è riuscita anche con un libro, e la cosa non è così ovvia. A noi di Apertura a Strappo è andata meglio di quanto si potesse sperare. La replica de Il Gattopardo raccontato dalle cameriere ci ha reso felici come bambini.

Intanto che aspetto di esibirmi cerco tra i vari stand un'emozione cartacea da portare a casa. Ma ho la testa alla mia prima interpretazione di Agatina, la cameriera che ha qualche notizia in più sul plebiscito e non riesco a concentrarmi sulle copertine dei libri; eppure portarne almeno uno a casa è indispensabile. Ho appena finito l’ultimo ed è come rimanere senza caffè nel barattolo, senza pasta nella dispensa: Non si può! 
Solo che scegliere tra qualche migliaio di libri mi sembra un’impresa teutonica. Rinuncio.
Un piccolo assembramento di amici davanti al nostro stand mi costringe a spostarmi un po’ e così getto l’occhio sopra un paio di copertine pubblicate dalla Laurana Editore, prendo un libro caso, poi un altro, leggo la frase riportata sul retro di un volumetto dal titolo La notte dei petali bianchi; descrive un paesaggio senza colori, un luogo senza identità. La stessa sensazione che da un po' di tempo cominciamo a provare, forse, un po' tutti. Giorno dopo giorno assistiamo allo sfumare dei nostri confini, ci sfiora la paura di andare dispersi. Decido di prenderlo. Il ragazzo cui pago l'acquisto mi offre la sua dedica, sorrido, mi fa piacere, solo che ancora non comprendo del tutto. Insomma non era facile in quella masnada di libri e di stand con un libro scelto a caso beccare l’autore, non vi pare? Avrei potuto chiedergli tantissime cose per poi stilare questa recensione, avrei potuto fare un’intervista vera e propria, ma io sono troppo eccitata per la mia esibizione e non mi impegno ad ascoltare e quindi a capire. Dopo essermi allontanata focalizzo: la dedica non la fa l’impiegato della casa editrice! Guardo mio marito che conferma la mia stupidata, torno indietro per recuperare, ma l’autore è già andato via. 
Dovrò accontentarmi solo del suo libro.
Leggo le prima cinquanta pagine la sera stessa. La nostra esibizione è andata alla grande e non ho una briciola di sonno. Sono felice come una bambina al suo primo gioco di società. 
Il libro mi agguanta subito e leggere le pagine, una dietro l’altra, mi mette sulla corda delle emozioni. Da tempo non leggevo un libro capace di trascinarmi non tanto dentro la storia, quanto dentro il personaggio principale, passo dall’altro lato della barricata ed è proprio una guerra silente quella che comincio a vivere. Di tanto in tanto, nei giorni a seguire, dovrò pure richiudere il libro incapace di proseguire. Mi servirà riprendere fiato, prendere le distanze dal mondo nauseante della pedofilia. Mi manda in crisi comprendere che sentirne parlare sia un conto, "viverlo" seppure attraverso un libro, sia un'altra. 
Non ci sono colori per chi subisce abusi, e Gianfranco Di Fiore racconta una storia senza strappare lacrime e pietismi, piuttosto mostrandoti lo squilibrio e l'effetto domino che renderà il bambino un'altra persona (se ancora persona).
Mentre scrivo non ho ancora finito di leggerlo e questo credo che sia indicativo, scrivo sull'onda emotiva suscitata dall'ennesima pagina. Non importa come finirà la storia, spero nel lieto fine, sì, voglio ancora sperare, ma so già che non è questo ciò che potrebbe cambiare le cose, il mondo andrà avanti ancora così, perché non c'è umanità, non c'è razza, non c'è cultura e nemmeno religione capace di restarne fuori né di combatterla abbastanza né punirla sufficientemente. 
Grazie Gianfranco, dovrei dirti che leggerti è stato un dolore inaspettato, ma credo che confrontarsi con questa realtà con un libro ben scritto, così come lo è il tuo, sia utile, significativo. Per me è valso molto di più che mille comizi e dissertazioni sul tema. 
Spero che la tua opera d'esordio finisca sotto riflettori importanti, veda la luce che merita, smuova quel senso di umanità che troppo spesso mettiamo a tacere solo perché così è il mondo, esattamente come ho scritto qualche riga più su. 

Adelaide Jole Pellitteri