lunedì 20 giugno 2016

Gatti e incendi

Oggi Monte Pellegrino è immobile. Il castello Utveggio è nudo come un cadavere oltraggiato.
Mi domando quanti cani e gatti morti avranno trovato i vigili del fuoco lungo i sentieri.
Sì. Cani e gatti.
Avevo sentito questa storia alcuni anni fa, in occasione di un devastante incendio dello Zingaro: si attacca uno straccio bagnato di benzina alla coda dell'animale, gli si da fuoco e quello scappa terrorizzato per la sterpaglia, creando un fronte di fuoco enorme.
Ora ho letto che non si tratta più di stracci. Gettano direttamente la benzina sul gatto, che è più veloce, e fa meno chiasso, e ci sta di più a morire.
Ora provate a immaginare. Il dolore, la puzza di bruciato, il pelo che si strina, la carne che arde, gli occhi che si accecano e tu, piccolo, che corri alla cieca fino a che non ti si brucia il cervello. Letteralmente.
Mi domando, e non è solo una domanda di pancia, questa, chi può fare una cosa del genere a cuor leggero. Davvero.
Bruciare un ettaro o dieci di bosco e farlo sacrificando una vita. Ce ne vuole di coraggio. O di crudeltà. No, bestialità no. Non offendo gli animali. Non le vittime di questi incendi: volpi, lepri, cinghiali morti soffocati, uccelli senza più nidi. Lucertole, serpi, scoiattoli. Tutti morti.
Ci vuole forza per tenere fermo un gatto o un cane mentre lo innaffi di benzina, torni a casa graffiato, magari puzzi di alcool o di benzina, hai dei segni sul corpo. I tuoi colleghi non lo notano? O lo vedono e stanno zitti, in pura logica mafiosa?
Tua moglie, i tuoi figli, tua madre non lo vede? Cosa fa, ti da una pacca sulla spalla e ti dice bravo, "Così imparano e danno a te il posto di lavoro?" E' questo che succede? Non ti schiaffeggiano come dovrebbero? Non provano vergogna ad averti come parente, uomo senza dignità?
Voi che sapete, voi colleghi, familiari. Che cosa ne pensate, cosa gli dite? Un po' lo immagino. Per voi la vita di un cane, o l'importanza di un bosco è niente rispetto allo stipendio promesso dal portaborse di turno. Manco dall'assessore: dal tirapiedi.
A voi interessano i picciuli. Siete come quella persona che costruì i palazzoni che devastarono la Conca d'oro, che un giorno disse a me, con un sorriso contento "Qua era tutto un giardino, tutto arance. E ora qua, guardi che palazzi. Ci ho dato lavoro a tante persone, io." Certo. Lavoro.
E cemento.
E un genero portato al carcere di Opera, ma questa è un'altra storia che racconterò, prima o poi.
Ora parliamo di questo. Del fatto che bisogna dirlo a voce forte, che gli incendi non scoppiano a caso, che dietro c'era la volontà di devastare, fare pressione sulla Regione, che a questi vermi non gliene frega niente di distruggere la propria terra. Che è come se stessero prendendo a schiaffi la madre.
Vorrei capire.
Il piromane, quello con una patologia ben determinata, è una figura rara. Il piromane mafioso, no. Quello aspetta la giornata giusta, perché lo scirocco che c'è qui in Sicilia lo trovi solo in Africa. E poi "adduma". Dà fuoco. Dà fuoco perché così si assicura il rimboschimento per cinque anni, in attesa di un altro incendio, da fuoco perché così al comune xxx possono estendere le zone edificabili, possono ampliare le concessioni, da fuoco perché gli hanno detto di fare così.E poi guardo Monte Pellegrino. Non è solo un discorso di estetica, ma di sentire, vivere, vedere. La legalità passa anche dalla bellezza.
Non è puro, sterile quanto poetico senso estetico.
Stavolta le case sono partite dalle zone vicine ai centri abitati. Sulla montagna, l'ho visto io il fuoco che ballava da un angolo all'altro. e subito ho pensato. Gatti. Cani. E più pregavo, più il fuoco scendeva.
Penso alle ville ai margini di Palermo, ai giardini di delizia. Ai villini liberty, le cui pietre e i mosaici sono finiti in fondo al mare davanti al foro Italico, penso alle ville divise tra eredi che hanno sventrato i soffitti affrescati e si sono venduti i pavimenti di maiolica.
Noi la bellezza non ce la meritiamo.

Stefania Auci