mercoledì 23 marzo 2016

Il Maestro e Margherita, di Michail Bulgakov - recensione


"...dunque chi sei?"
"Sono una parte di quella forza che
eternamente vuole il male 
ed eternamente opera il bene"
 Goethe - Faust 


Dicono che al diavolo sia stato dato un tempo. Alla fine degli anni trenta Bulgakov in questo romanzo lo ha già piazzato a Mosca come a mostrarci che l'inferno è sulla terra, proprio lì e ce ne racconta la storia in un linguaggio freddo, a volte pesante. Scritto sicuramente da un genio che si scontra con un potere ostico che non consente la libera manifestazione della creatività e racconta di un Dio, di una verità falsata dalla perdita di identità, di Pilato.
Continuo a leggere e comincio a essere in accordo con chi lo definisce capolavoro della letteratura russa. E mi perdo tra le righe del testo che spicca per la sua satira che manifesta la lotta continua tra scrittura e potere in Unione Sovietica. Storia a tre binari: il diavolo a Mosca, lo scrittore e il suo amore per Margherita. La città di Mosca viene messa a soqquadro e l'arrivo del diavolo ne presagisce la fine. La morte delle cose segnata da un destino storico che sta per essere tessuto in un divenire implacabile. Io cammino per le strade, leggo e guardo: penso che il protagonista sia lo scrittore rinchiuso in un manicomio poi capisco che è Woland; infatti è proprio il diavolo col suo fare e voglio vedere dove arriva la genialità di Bulgakov. Grandi riferimenti apocalittici, magia nera e demoni, Mosca, il Maestro, e tutti i personaggi si rifiutano di sottostare al loro destino. E questa ribellione causa una catena di eventi che non si possono riformare. Margherita vive un amore di inganni e menzogne, diventa strega e fa un patto col diavolo pur di stare col suo amore e alla fine del libro sarà proprio Satana a fare rincontrare i due amanti che con la morte staranno al suo servizio e insieme per sempre. Anche i pensieri che Margherita rivolge all'amante durante una passeggiata sono rimasti su una  panchina a Mosca con Bulgakov e con noi uomini che siamo buoni e cattivi allo stesso tempo.

Nina Tarantino