mercoledì 11 novembre 2015

Conversione di Nino Mandalà

Conversione.
E’ il termine che colpisce leggendo l’arringa difensiva di Nino Mandalà sul suo blog, dopo la incursione delle Iene, seguita alla pagina di cronaca che vede Bagheria alla ribalta per aver assunto un atteggiamento chiaro contro il pizzo e i suoi favoreggiatori.
Treccani: Rivolgimento, movimento di un corpo nello spazio intorno a un altro corpo; in partic., movimento di rivoluzione dei pianeti: ... intorno alla c. annua di questo globo (Galilei). Questo sign., ormai ant., sopravvive oggi soltanto con riferimento a uno schieramento di soldati, di ginnasti o di navi che compia un’evoluzione come girando intorno a un asse, conservando intatta la formazione: qual è la evoluzione del soggetto in argomento? Ci si può sottrarre alla forza di gravità del pianeta mafia? Forse.
Nel linguaggio comune, il passaggio a un’altra religione: c. al cattolicesimo, all’islamismo; la c. di s. Paolo; la c. dell’innominato; più genericam., qualsiasi mutamento radicale di fede, opinioni, ideologia e sim.: c. religiosa, artistica, letteraria, politica.
Da cosa è rimasto fulminato sulla via di Damasco, volendo parafrasare e continuare ad utilizzare terminologia evangelica.
L’evento della celebrazione del libro del suindicato a detta dello stesso, odorava di pulito, l’odore di mafia pare sia stato abbondantemente deodorato.
Caro Golia, ma come ti sei permesso? Non credi dunque nelle conversioni e tantomeno nelle obtorte estorte (ops scusate il gioco di parole) crisi di coscienza dei commercianti pentiti?
C’è in giro un giornalismo becero e superficiale che non scende più tra le strade e tra la gente (basta andare ad una veglia funebre e chiunque ti racconta tra una chiacchiera e l’altra chi è veramente l’imprenditore con le spalle al muro e quello che si è arricchito con un sistema che adesso è costretto a denunciare) è comodo dare notizie di facciata, la superficie non grattiamola, dopo l’intonaco crolla l’edificio.
Rifarsi una verginità dopo essere stati i fiancheggiatori di individui quantomeno sospetti, di quelli che hanno trovato rifugio nelle ville settecentesche di Bagheria, attraverso lo strumento “innocuo, hobby della scrittura” è rivoltante, sarebbe stato più decoroso il silenzio per il rispetto di tutti coloro che oggi non possono scriverlo più un rigo.
Qualcuno è passato dal laboratorio politico-mafioso del paese alle porte di Palermo al laboratorio di scrittura.
Qualcuno dice che i giudizi impegnativi su alcuni uomini non spettano a noi, e a chi? A coloro il cui ultimo rigo scritto è l’epitaffio? Un commerciante vessato ha detto: non vogliamo essere eroi per un giorno, ma galantuomini per tutta la vita.
Il libro di Mandalà nella biblioteca di casa mia, un posto non lo avrà di sicuro, impieghi il suo tempo in opere di bene e volontariato. 
Forse sarà più credibile.

Adele Musso









Antonino Mandalà, detto Nino o "l'Avvocato" (Villabate, 25 marzo 1939), è un criminale e politico italiano, membro di Cosa Nostra e considerato il capo mandamento di Villabate e fiancheggiatore di Bernardo Provenzano. Nato a Villabate e laureato in legge, nel 1979 diventa socio della società di brokeraggio assicurativo Sicilia Brokers assieme a Enrico La Loggia, Renato Schifani e Benny D'Agostino. Nello stesso periodo fa l'attivista per la Democrazia Cristiana a cui procura i voti dei capimafia. Nel 1994 fonda il primo club di Forza Italia a Villabate e nello stesso periodo si dedica per conto di Cosa Nostra, in particolare dei mandamenti di Caccamo e Villabate ad aggiudicarsi appalti pubblici e nel 1997 riesce con gli appalti a aggiudicarsi la costruzione di un residence universitario a Catania e alla costruzione del supermercato Auchan con multisala Warner Bros a Villabate.
Il 6 giugno 1998 è stato arrestato per associazione mafiosa ma è scarcerato due anni dopo per decorrenza dei termini e porta di nuovo avanti i suoi progetti che si erano fermati con l'arresto. Il 25 gennaio 2005 viene di nuovo arrestato nel corso dell’operazione "Grande Mandamento" dove sono stati arrestati 82 fiancheggiatori dell'allora latitante Bernardo Provenzano. Il pentito Stefano Lo Verso ha riferito ai magistrati di rapporti tra Mandalà e l'ex ministro delle Politiche agricole del governo Berlusconi IV, Saverio Romano, invece il pentito Francesco Campanella ha accusato Renato Schifani di aver favorito il Mandalà per la modifica del piano regolatore di Villabate.
Il 27 aprile 2007 è stato condannato in primo grado a otto anni di reclusione per i fatti del 1998 e 28 settembre 2011 è stato condannato a otto anni di reclusione dalla Corte d'Appello di Palermo, ma è libero per scadenza dei termini di custodia cautelare. Nel 2009 ha aperto il suo blog che gestisce con alcune interruzioni e dove ha chiesto alle "coscienze libere" l'abolizione dell'Articolo 41 bis e dove ha difeso nel 2010 Silvio Berlusconi. Il 17 novembre 2011 nella terza puntata di Servizio pubblico condotto da Michele Santoro è stata ricostruita un'intervista della giornalista Dina Lauricella con lo stesso Mandalà.

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