giovedì 25 giugno 2015

Nitsch - macelleria catartica

In questi giorni fa molto discutere la scelta del Comune di Palermo di patrocinare la mostra di quest’artista dal nome che riecheggia il più celebre Nietsche. A differenza del suo quasi-omonimo, oltre a mancargli un paio di e, sembra che a quest’uomo manchi anche qualche rotella. E sì, perché definire artistici i suoi rituali macabri è quasi una follia. E dire che l’uomo, il cui aspetto da vecchietto bonario ricorda vagamente babbo natale, è solo la punta di diamante di una corrente artistica che in Austria dilaga: l’azionismo viennese. Wikipedia ci informa che il movimento in questione “si caratterizza per un uso insistente di immagini e tematiche di matrice psicologistica, sado-masochistica e autolesionistica, ispirate da un diffuso atteggiamento dissacrante, a tratti profanatorio, nei confronti dei simboli religiosi, delle funzioni del corpo e delle pratiche sessuali”. Secondo Nitsch e compari, è arte, ad esempio, crocifiggere un volontario seminudo e bendato e spalmarlo di vernice rossa mista a sangue di animali squartati all’uopo, con la partecipazione degli astanti, che da spettatori diventano parte attiva per la riuscita dell’opera d’arte in un delirio orgiastico e truculento in cui si oltraggiano persone e animali. Se l’oltraggio alle persone, però, è psicologico, quello a danno degli animali è anche fisico: a differenza degli umani, gli animali vengono uccisi, sviscerati, le loro interiora calpestate e fatte a pezzi. Certo, offendere la carcassa di un maiale è un conto, chissà che effetto farebbe se le stesse efferatezze fossero compiute su un cadavere umano. Comunque sia, tutto questo in nome di cosa? Della catarsi! Chi interviene a tali performance si purifica, secondo il genio Nitsch, attraverso l’orrore e toccando il limite del proprio lato oscuro. Forse noi siciliani siamo troppo provinciali a non comprendere l’estro, le associazioni animaliste sono folli a non tollerare la violenza sugli animali, ma se gli azionisti hanno ricevuto querele e ammende da ogni parte del mondo, un motivo deve pur esserci. Oltre a commettere svariate violazioni a danno degli animali, gli azionisti violano anche delle leggi internazionali, deridendo una confessione religiosa. Viene da chiedersi, fra l’altro, a che pro offendere una religione – in questo caso il cristianesimo – utilizzando uno strumento, la croce, che psicologicamente, anziché uscirne piegato, non può che rafforzarsi come simbolo nelle menti di chi assiste alle performance.
 Più che artista, forse Nitsch dovrebbe definirsi maestro, guru, sacerdote… insomma, di artistico in lui c’è ben poco, non mi risulta che predecessori più illustri dell’austriaco, pittori, scultori e musicisti, si siano preoccupati dell’effetto psicologico della loro opera sull’utente finale né, tanto meno, delle loro prese di coscienza. Forse il signor Nitsch è un filantropo, vuole aiutare gli uomini a canalizzare la propria energia negativa, violenta, attraverso i rituali che propone, per evitare che la stessa schizzi fuori, senza controllo, nei momenti più disparati e inopportuni. Chissà che gli intervenuti alle sue performance, non siano degli illuminati. Proprio come lui. Poco importa che gli animali vengano oltraggiati. Il loro sacrificio non sarà vano, perché avrà fatto registrare un crollo di violenza contro gli esseri umani. Allora viva le macellerie! Sì, gente. L’animalicidio terapeutico salverà il mondo.

Serena Giattina