domenica 3 maggio 2015

Letti per tutti: Il Vitello grasso


Sandro Camilleri, IL VITELLO GRASSO

pagine 235, brossura vegetale edibile, 
Stordito editore, 2015.





L’ultima fatica di Sandro Camilleri (cugino di Andrea, che ha fatto della popolarità il suo punto di forza, n.d.a.), siamo in un paese di provincia, quale sia la provincia non è specificato, ma ha poca importanza dato che ormai sono state tutte abolite.

Camilleri (Sandro) ha sempre vissuto in un piccolo paese sulla costa siciliana, anche se poi si è trasferito ancora bambino nel capoluogo, lasciando con grande rammarico gli amichetti del pallone e la sua stanzetta di provincia, forse più di un cuoricino infranto tra le compagnette di asilo, ma andiamo avanti.

Il macellaio più conosciuto e corpulento della città, tale Vincenzo Vitello (il cognome può sembrare frutto di un banale e scontato giochetto di parole e invece Camilleri - sempre Sandro - riferisce essere vero), il macellaio, dicevamo, una mattina trova davanti alla porta di casa sua la testa mozzata di una pecora. Tra le scene teatrali di raccapriccio generale sospetta che si tratti di un avvertimento che puzza di carogna, quindi dopo avere servito gli ultimi clienti corre a denunciare il fatto alla polizia.

L’ispettore Montalcino, che per pura casualità si trova nella cittadina sulle tracce di uno sconosciuto che si ostina a chiedere soldi agli sconosciuti, viene incaricato di dare un’occhiata alla faccenda. Prende un appuntamento con il Vitello per l’indomani mattina di fronte al macello comunale, ma quando si reca sul posto trova il Vitello morto ammazzato, avvolto con cura nella pancetta con rametti di rosmarino e un mezzo limone in bocca, infilzato in uno spiedo, tutto ben legato che è un piacere a guardarlo. Il messaggio è più che eloquente, ma il vero messaggio, di carta scritta, si trova piegato nella tasca della vittima imporchettata, "AbBiamo SCannAto il ViteLLo GRassO", firmato da un sedicente gruppo RicetteVegan.



I soliti ricettatori di provincia, pensa Montalcino (che in vita sua, a detta del suo biografo - di cui ignoriamo l’identità - non ha mai frequentato gente meno che carnivora, al massimo intollerante ai latticini più stagionati).

Qui è costretto a intervenire l’autore in persona (Camilleri, però Sandro) per fargli notare che si tratta di un’organizzazione vegana che da un paio di mesi consuma delitti efferati nella zona, pur evitando scrupolosamente di consumare derivati animali. Montalcino cade dalle nuvole, come sempre è stato tenuto all’oscuro di tutti i movimenti criminosi e tante altre questioni che non ha nessuna voglia di elencare. È chiaro che l’esistenza di un killer così spietato da usare lo spiedo come arma del delitto rende molto nebulosa qualsiasi spiegazione, occorre fare luce sul movente, pensa Montalcino, sicuro che gli spietati vegani saranno assicurati alla giustizia prima della fine del libro. Camilleri (si tratta di Sandro) non sembra esserne molto convinto e si diverte a giocare con l’interruttore, prima o poi farà fulminare la lampadina della stanza del movente.


Ma arriva una svolta. Grazie alla complicità dell’editore (Carlo Stordito, erede di una stirpe di tipografi, amante delle zuppe di legumi con le cotiche e degli adesivi da frigo che muovono gli occhi), riesce a rendere impossibile la continuazione della storia mediante l’incollaggio delle pagine tra loro. Montalcino tenta più volte di forzare il blocco senza alcun risultato, urla i suoi bestemmioni in direzione nord-nordest dove presume che il Sandro Camilleri possa ascoltarlo, non è la prima volta che trapela il senso di stizza dell’ispettore nei confronti del suo autore, ma che vogliamo farci, essere autore avrà pure dei vantaggi e Camilleri (il cugino Sandro) a quando pare vuole goderseli tutti. 


Dei killer vegani si perdono le tracce solo dopo il ritrovamento di altre quattro o sei vittime – di questo non si può mai essere certi – bardate e condite alla stessa maniera del Vitello, con l’unica differenza che la prima o la quinta – anche questo non è sicuro – è solo meno pepata. Un indizio che farà a lungo discutere gli estimatori di Camilleri (sempre e solo Sandro) e anche quelli di Montalcino, ammesso siano riusciti a finire di leggere il libro, in attesa della loro prossima fatica.



Raimondo Quagliana per AAS Magazine



Nota: L’editore Stordito dichiara che la colla utilizzata per le pagine, costituita unicamente da farina e acqua senza additivi e grassi aggiunti, è una colla totalmente biodegradabile e commestibile, che non si sa mai qualche bambino, che i bambini sono sempre curiosi e mettono tutto in bocca.