giovedì 7 maggio 2015

A Bagheria solo due commercianti aderivano a ADDIO PIZZO


Il 23 Aprile scorso, al Liceo Classico di Bagheria, alcune classi incontrano uno dei fondatori dell’associazione Addio Pizzo,Vittorio Greco, ed Ernesto Bisanti, commerciante che nel 2007 decide di denunciare il suo estorsore e di entrare a far parte di Libero Futuro. Vittorio Greco, adesso professore nello stesso liceo, ci racconta della nascita dell’associazione. Tutto parte da una frase pronunciata da amici: “Ma a Bagheria il pizzo chi lo paga?”. Erano gli anni ’90 e da quella domanda si passa 14 anni dopo agli adesivi che in una notte riempiono le strade di Palermo. Si arriva a quel gesto che aveva suscitato così tanto scalpore in città da richiedere l’incontro di un comitato per la pubblica sicurezza di proposito. Vengono definiti “gli attacchini”, quelli che durante la notte vanno in giro per appiccicare gli adesivi un po’ ovunque, per sensibilizzare. “Un popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”.
Nel corso degli anni nasce l’idea di consumo critico e in seguito l’adesione di 3500 persone pronte a consumare solo da chi non paga o da chi aderisce all’associazione. Nel 2006 il passo in avanti. La presentazione di una lista di 100 commercianti che aderiscono ad Addio Pizzo. Nel 2007 arrivano le prime denunce e anche una piccola vittoria, i risarcimenti dallo stato. Nel 2007 anche un altro avvenimento molto importante colpisce Cosa Nostra: arrestano Lo Piccolo, padre e figlio. I Lo Piccolo erano infatti coloro che tenevano conto delle somme che la mafia guadagnava grazie alle estorsioni, con tanto di nomi e cognomi di quelli che pagavano. 
 Nelle società che pagano il pizzo c’è anche la Biga, quella di Ernesto Bisanti. Il signor Bisanti viene avvicinato nel 1986 da Gino Pensabene, persona che Bisanti conosceva in quanto lavoratore nel suo stesso settore. Pensabene era infatti costretto a riscuotere il pizzo dato che, se si fosse rifiutato, non avrebbe più potuto lavorare. A Bisanti venivano chiesti 6000 euro annui che, per paura di cosa potesse succedere a lui, all’azienda e alla sua famiglia, paga per 21 anni. Dopo l’arresto dei Lo Piccolo viene contattato da Libero Futuro per denunciare e dopo qualche perplessità decide di aderire e denunciare il suo estorsore. Per lui è un peso in meno e l’inizio di una vita tranquilla. All’incontro interviene anche una studentessa del liceo che fa parte di Addio Pizzo. Racconta come, proprio in un incontro del genere con una attivista dell’associazione, si rende conto della realtà mafiosa Bagherese. Quando aderisce lei, infatti, a Bagheria solo due commercianti fanno parte di Addio Pizzo. Decide di voler contribuire in qualche modo al movimento dell’associazione e decide di contattare il segretario,partecipa alle assemblee che si svolgono in sede e ne diventa membro a tutti gli effetti. Rispondendo alle domande dei ragazzi, Vittorio Greco ci parla del suo primo contatto con un commerciante, di come un commerciante può entrare a fare parte di Addio Pizzo e delle loro linee di intervento. Il primo commerciante a contattare l’associazione viene da Caccamo e decide di entrare in contatto con loro dopo aver visto uno striscione esposto allo stadio Renzo Barbera che riportava il sito dell’associazione. Dopo aver denunciato, la gestione familiare Scimeca di Caccamo non ha subito nessuna intimidazione ma un vero e proprio boicottaggio dato che il locale si era svuotato immediatamente o per paura o perché i proprietari venivano ritenuti degli infami, degli sbirri.
Ci viene poi spiegato come un commerciante può facilmente aderire all’associazione, dopo aver denunciato ma anche senza aver mai ricevuto richieste di pagamento. Quasi nessuno di quelli che fanno parte dell’associazione viene poi minacciato, dato che per gli estorsori scatterebbe immediatamente la denuncia. Vittorio Greco ci dice come, prima di accettare qualche società nell’associazione, hanno bisogno di fare dei controlli. Ci racconta il caso di quando sono stati costretti a cacciarne una dato che avevano un pregiudicato per mafia nell’amministrazione dell’azienda che gli avevano tenuto nascosto.
Tuttavia, l’associazione ora si basa più sulla prevenzione mentre prima si concentravano per lo più sull’adesione dei commercianti. Da Addio Pizzo sono nate infatti moltissime altre associazioni anti racket e molte collaborazioni con altre associazioni. Da Addio Pizzo nasce anche un’agenzia di viaggi che si occupa di organizzare tour in Sicilia servendosi esclusivamente di quelle attività che fanno parte di Addio Pizzo.
Nonostante tutta questa attività e colpi inflitti alla mafia, il pizzo rimane ancora fortemente radicato, soprattutto nel campo dell’edilizia. A chiederti il pizzo spesso non viene un uomo di cosa nostra ma magari un conoscente costretto a farlo. Gli uomini di cosa nostra si servono di minacce più o meno velate per convincere a pagare, magari facendo pressione sulla famiglia. Per avere un’idea di quanto lavoro c’è ancora da fare basta pensare all’esempio Bagherese. Se prima le attività che facevano parte di Addio Pizzo erano solo due, adesso se ne contano 16.
 (Ernesto Bisanti)



 (Vittorio Greco)
Per controllare le attività che non pagano il pizzo: http://www.addiopizzo.org/

Antonio Mineo