giovedì 19 marzo 2015

Letti per tutti: L'età celata

Sandro Camilleri, L'ETÀ CELATA
pagine 233, brossura, 
Stordito editore, 2015.



L’ultima fatica letteraria di Sandro Camilleri (si tratta di un cugino del famoso Andrea, a cui è scappato il pallino della scrittura) sembra risentire di tutto il peso della terza età. Sappiamo dal suo biografo personale (Ugo Camilleri, omonimo ma non parente né dell’uno né dell’altro cugino) che l’età di Camilleri (Sandro) si aggira intorno ai sessantacinque anni e tre mesi. Il biografo Camilleri (Ugo, l’omonimo) non riesce a essere più preciso in quanto ha continue difficoltà a incontrare l’autore in persona, ci ha provato più volte nel corso dei decenni passati, ma è stato sempre messo alla porta dal portiere dello stabile o inseguito dai cani prima ancora di avvicinarsi al portone. A queste condizioni è estremamente difficoltoso per Camilleri (il biografo) tracciare una biografia realistica o almeno verosimile di Camilleri (Sandro, non un parente).

Ma andiamo al sodo. Il libro è ambientato in una casa di riposo per anziani autosufficienti dove nottetempo si consumano piccoli delitti. In mancanza di grandi mezzi, gli ospiti vengono trovati cadavere con accanto un piccolo coltellino di plastica, in virtù della teoria che quando si invecchia si ritorna bambini



Giunto sul posto, l’ispettore Montalcino non riesce a credere che quel coltellino sia veramente l’arma del delitto e manifesta la sua perplessità per un paio di pagine a seguire, una descrizione che Sandro Camilleri (l’autore) risolve molto bene riempiendo le pagine di una fitta serie di puntini di sospensione. Finiti i puntini la storia riprende il suo corso, ma già più di un anziano ha tentato di imbrattare il libro con la penna biro per unire i puntini tra loro. A tal proposito il biografo Camilleri (Ugo, non Sandro, e nemmeno Andrea) riferisce che uno dei passatempi preferiti di Sandro Camilleri sembrerebbe essere la scrittura di libri gialli e noir, di questo è quasi sicuro - il condizionale sarebbe d’obbligo - pur non avendo mai avuto l’occasione di conoscere personalmente l’autore oggetto delle sue attenzioni biografiche.

Nel frattempo all’interno della casa di cura le morti dei vecchietti si susseguono una dietro l’altra, non tutte, anzi per niente, attribuibili a omicidio, bensì a cause del tutto naturali: diabete infarti blocchi renali ipertensione eccetera.

Mai come in questo libro sin dall’incipit si avverte l’ineluttabile incombenza della parola fine. Montalcino si trova a dover decidere se continuare le indagini sui morti del coltellino oppure archiviare tutto e obbligare la struttura a intensificare le analisi di sangue e la diagnostica per la prevenzione.

Il biografo rivela che la vera età di Camilleri (Sandro, non Ugo) rimane un numero misterioso con cui spesso lo stesso Camilleri (non Ugo, ma Sandro) continua a prendere in giro il pubblico affezionato l’editore il biografo, addirittura se stesso, dimostrandosi un autore pieno di autoironia.

Così anche questa volta restiamo spiazzati ad aspettare la sua prossima fatica, confidando nell’inesauribile vena di uno scrittore capace di spiazzare senza saperlo.



Raimondo Quagliana per AAS Magazine